Archeologia montaltese

Nell'archeologia ci si imbatte spesso in oggetti che, oltre all'uso quotidiano, esprimono valenza simbolica e che noi erroneamente e semplicisticamente definiamo ornamentali, senza comprendere che il loro significato è mistico poiché attraverso un segno l'uomo ha espresso un simbolo quale manifestazione di un particolare evento.
A proposito di segni non possiamo tralasciare le incisioni rupestri, la prima manifestazione di simbologia astratta disseminata dall'uomo preistorico e riprodotta nelle varie epoche successive.
Nella zona collinare montaltese ne ho rilevato la loro presenza.
Alcune incisioni, le più recenti, sono segni di confine, mentre altre, le più antiche, sono state eseguite a scopo cultuale in onore della Madre Terra, dea dispensatrice di vita nel suo atto fecondante attraverso la luce del Sole. E molteplici sono le manifestazioni di tali rituali: dalla cordonatura circolare impressa sui manufatti chiamati "ceramica del culto", alle coppelle, canaline e vaschette sacrificali, menhir, steli, croci, figure antropomorfe e zoomorfe.
Ma vediamo in dettaglio di cosa si tratta. Sono segni scolpiti, incavati sulle rocce, eseguiti con l'ausilio di strumenti appuntiti in pietra o metallo utilizzando tecniche di picchiettatura, diverse in base al periodo. Le più conosciute e rappresentate sono le coppelle, incavi emisferici, quadrati, ovali, di varie dimensioni utilizzate per veicolare i liquidi votivi.
Le coppelle, come tutta quella varietà di petroglifi abbracciano la sfera magico-simbolica legata a riti propiziatori per le divinità. Sono dunque un messaggio, un racconto di eventi attinenti la sfera religiosa dell'uomo o quella laica, relative ai riti celebrativi, commemorativi, iniziatici, propiziatori.
Un modo per risalire ai nostri antichi progenitori, colonizzatori del nostro territorio, è senza dubbio la toponomastica, ovvero lo studio ed il significato dell'origine dei nomi. Nella mia indagine preistorica, protostorica e storica ho suddiviso le zone collinari montaltesi secondo i nomi usati anticamente ed in parte utilizzati ancor oggi. Interessanti sono anche i resti dell'acquedotto romano che dal Maresco di Bienca convogliava l'acqua sino alla grande città ora chiamata Ivrea, mentre un'altra zona suggestiva mostra ancora canali di irrigazione per le vigne.
Un'affascinante ricerca, dunque, che ci proietta lontano nel tempo.

Luciana Banchelli